Ci è sempre piaciuto dire la nostra sui miti veri e falsi della cucina
di Margherita e Laura Landra
Pianta dalla storia millenaria, è probabile che le civiltà preincaiche la coltivassero come base della loro alimentazione, non si conosce però con precisione la scoperta e il consumo come alimento.
Sono state ritrovate tracce della sua coltivazione nelle grotte di Ayaucho, Perù, riconducibili al VII millennio a.C., contemporanea dunque ai primi allevamenti di lama.
Gli Inca la chiamavano Chisiya mama, madre di tutti i semi, e ogni anno in un’apposita cerimonia venivano piantati i primi semi di quinoa della stagione e i sacerdoti offrivano recipienti ricolmi di grani all’Inti, il dio Sole.
Pedro de Valdivia nel 1551, fu il primo spagnolo a far riferimento a questo seme, quando informando l’imperatore Carlos I del Cile, parla di “mais, patate e quinua”.
La coltivazione sistematica potrebbe essere iniziata fra 7.000 e 5.000 anni fa e partendo dalle terre del lago Titicaca si sia poi estesa in tutta la regione andina grazie alle sue capacità di adattamento.
Osservando la forza che tale pianta trasmetteva ai popoli autoctoni, i conquistadores spagnoli ne proibirono l’uso e ne distrussero tutte le piantagioni, importandola però in Europa, dove venne utilizzata come foraggio avicolo. Ogni famiglia contadina, però, salvò i semi di nascosto permettendo alla quinoa di resistere all’invasore e di ritornare dopo anni sulle tavole di quei popoli.
Nel 1862 la quinoa inizia ad essere piantata con scopo decorativo nell’area di Marsiglia e arriva anche sulle tavole dei borghesi, il secolo successivo invece scompare come sorta di moda per poi riapparire sugli scaffali dei negozi bio e conquistare poi le nostre tavole negli anni 2000.
L’aumento dell’alimentazione vegetariana e vegana, ha fatto diventare la quinoa un alimento quasi comune.
Il 2013 è stato dichiarato dalla FAO “International Year of Quinoa” in quanto questo alimento è un prezioso aiuto nella lotta contro la fame, la povertà e la denutrizione. La pianta viene utilizzata completamente: dai chicchi si ricavano i cereali, le foglie possono essere mangiate crude in insalata oppure cotte come gli spinaci e il fusto diviene foraggio negli allevamenti. Eletta nello stesso anno manifesto della biodiversità dall’ONU, è testimonianza concreta di come i semi antichi possano attraversare la storia e resistere perfino all’inquisizione dei conquistadores e di nutrire ancora la sua gente.
Definita spesso erroneamente cereale, è in realtà un’amarantacea che cresce spontaneamente con notevoli capacità di adattamento anche a 5000 metri di altezza, è adattabile al clima e resistente al freddo. La pianta produce una sorta di spiga, chiamata panicolo al cui interno crescono i semi, anche se il termine più indicato sarebbe frutti.
Questi semi, insieme all’amaranto, grazie alle grandi proprietà nutritive e alla capacità di adattarsi agli ambienti estremi, si sono guadagnati il titolo di “super food”: sono considerati alimento che salverà il mondo. Uno studio organizzato dall’Univeristy of Science and Technology dell’Arabia Saudita, ha indentificato alcuni geni chiave che potrebbero essere manipolati per rendere questa pianta una risorsa alimentare per il mondo.
La quinoa contiene le stesse qualità proteiche del latte, a beneficio di chi è intollerante al lattosio e non contiene glutine, quindi adatta ai celiachi.
È ricca di antiossidanti, è fonte di calcio, è un alimento saziante, energetico e nutriente, ma nello stesso tempo leggero e molto digeribile. Secondo gli esperti la quinoa è un alimento utile per la gestione degli stadi iniziali del diabete di tipo 2: gli studi dell’Università di San Paolo hanno scoperto che è ricca di quercetina, un antiossidante che le dà il potenziale per diventare un alimento utile all’interno delle terapie alimentari per questa malattia e per l’ipertensione ad esso associata. Contiene tutti i 9 amminoacidi essenziali per il corretto funzionamento del nostro organismo ed è utile per controllare l’appetito, ha infatti un indice saziante maggiore rispetto al riso e al frumento. E’ altamente digeribile e molto ricca di fibre e inoltre ha un indice glicemico molto basso; secondo alcuni studi preliminari la quinoa potrebbe aiutare il nostro organismo a migliorare le funzioni metaboliche: è un argomento ancora da approfondire per capire al meglio se possa aiutare a ridurre i livelli di trigliceridi, di insulina e di zuccheri nel sangue e se sia in grado di alleviare gli effetti negativi del fruttosio in una dieta che ne preveda un elevato contenuto.
La versatilità della quinoa l’ha resa celebre anche tra gli chef: la possiamo trovare nelle preparazioni del Perù fino a quelle dei ristoranti stellati di New York, dai cuochi britannici a quelli italiani.
Il grande utilizzo della quinoa, ha posto il problema di una coltura sostenibile, tema che ha scatenato web e social network sull’impatto ambientale della sua coltivazione.
È fondamentale ricordarsi che qualsiasi tipo di coltivazione intensiva, con impiego di erbicidi e pesticidi può causare danni all’ambiente.
Per avere una maggiore certezza della provenienza di questo prodotto, si può scegliere di acquistare un prodotto equosolidale, ben ricordando in ogni caso che per variare la nostra alimentazione non occorre mangiare questi semi ogni giorno, ma alternarlo utilizzando il buon senso.
Come tutte le cose anche la quinoa presenta delle controindicazioni: contiene saponina, bisogna quindi risciacquarla molto bene prima di consumarla altrimenti si avrà un cibo amaro. Esistono casi di intolleranza, che si verificano raramente, e non possono essere trascurate le allergie; è inoltre ricca di ossalati, che la rende meno adatta a chi soffre di calcoli renali.
Aggiungiamo la quinoa nella nostra dieta: è considerata uno dei cibi più sani del mondo grazie alle sue proprietà anticancro, i suoi acidi grassi polinsaturi proteggono il cuore e tutto l’apparato cardiocircolatorio; previene l’emicrania e diminuisce l’acidità gastrica e tutti i disturbi legati allo stomaco.
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